Un giorno in un tranquillo mondo bidimensionale, mentre alcune rette fluttuavano sul piano, accadde un fatto imprevedibile: un punto fece la sua comparsa. Piccolo com’era non fu degnato di uno sguardo. Lentamente però, cominciò ad allargarsi sempre più diventando minaccioso e, dopo qualche tempo, finì per schiacciare tutte le rette in un angolo del piano: sembrava che fosse giunta la fine del mondo. Le più disparate interpretazioni si avvicendavano e la disperazione era ormai dilagante quando da un giorno all’altro, il cerchio che le stringeva agli angoli incominciò a farsi sempre più piccolo. Diminuiva ogni giorno di più e le rette ripresero fiducia: la fine del loro mondo non ci sarebbe stata. Poi i cerchio sparì e di questo evento incomprensibile non si fece più parola. Cosa era accaduto? Una sfera aveva attraversato un piano, cioè un elemento tridimensionale aveva intersecato un mondo bidimensionale, ma nessun abitante di quel mondo, non possedendo una terza dimensione, aveva potuto leggerne il passaggio. (Flatlandia 1884 Edwin Abbott Abbott – edito Italia da Adelphi 2003)
E’ solo accettando l’esistenza di una dimensione a noi sconosciuta, i suoi paradigmi, i suoi strumenti di lettura che possiamo capire che cosa è la biodinamica. Altrimenti al di là dei metodi utilizzati resterà sempre un mondo oscuro. Se ci spostiamo da un mondo bidimensionale ad uno tridimensionale, tutto sarà diverso e diverse saranno anche le nostre azioni.
Se poi passiamo dal nostro mondo tridimensionale materiale ad un mondo a quattro dimensioni, dove introduciamo anche ciò che non è materia ma energia pura, le azioni saranno ancora diverse.
Diversi saranno gli strumenti ed i materiali che andremo ad utilizzare, le chiavi di lettura e soprattutto gli obbiettivi perché questa dimensione ci permetterà di elevarci a conoscenze nuove.
Il nostro essere e stare a Corte Sant’Alda, quello che facciamo, anche in vigna, non potrà che assumere un nuovo significato ben più ampio e complesso che la produzione di semplici beni di consumo. Saremo noi con la nostra sensibilità, storia, conoscenza ed aspettative a determinare il nostro operato, caratterizzando ciò che otteniamo e l’azienda agricola diventerà un unico essere vivente con una sua anima.
Importante è avere fiducia nei nostri sensi ed avere il coraggio di porci centrali alla nostre scelte e al nostro lavoro. L’uomo, infatti, attraverso la conoscenza si differenzia da tutti gli altri esseri viventi per la potenza e la profondità del suo pensiero e della sua anima. I nostri sensi diventano allora strumento fortissimo nelle nostre mani per arrivare a questo mondo superiore. Sensi che non saranno più solo cinque bensì, secondo gli insegnamenti di Steiner (“L’enigma dell’uomo” Editrice antroposofica-Milano 1973), dodici:
SENSO DELLA VITA – SENSO DELL’IO – SENSO DEL PENSIERO – SENSO DEL CALORE – SENSO DEL MOVIMENTO – SENSO DEL’EQUILIBRIO – SENSO DEL LINGUAGGIO – SENSO DEL TATTO – SENSO DELL’OLFATTO – SENSO DEL GUSTO – SENSO DELLA VISTA E SENSO DEL SUONO.
Se parliamo di vino, fare biodinamica è relativamente semplice, il protocollo è chiaro e fruibile a tutti (http://www.demeter.it/standards-demeter/). Fanno parte di questo protocollo le dinamizzazioni, i preparati, il cumulo, i sovesci ed un elenco ben preciso di sostanze/prodotti ammessi e loro quantità, nulla di più di una ricetta da applicare. Sostanzialmente diverso è CREDERE nell’esistenza di forze ed energie. Credere alla forza dei nostri gesti, anche agricoli, che se non accompagnati o motivati da un sentimento o stato d’animo, si svuotano di significato e l’uomo diventa macchina.
Si può essere bravi praticanti, ma essere credente è un’altra cosa.