Valpolicella

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Storia

La presenza della vite nel veronese risale a 40 milioni di anni, ma è in epoca romana che la coltivazione della vite si è ampliata e diffusa.
La nota descrizione dell’Acinatico di Cassiodoro conferma l’uso antico della pratica dell’appassimento.
Il Medioevo è stato poi il periodo di massima espansione del vigneto. La richiesta del vino era legata alla necessità di procurare il vino da messa, oltre che per le osterie in città.
Nel 1300 si stima che in Valpolicella la superficie agraria dedicata alla viticoltura fosse attorno al 40%.
L’avvento della Repubblica Serenissima di Venezia intensifica il commercio dei vini veronesi lungo il fiume Adige fino al Canal Grande. In epoca rinascimentale in un trattato si parla di un vino “proveniente dai piccoli racemi dell’uva Retica”, chiaro riferimento all’acinatico, l’attuale Recioto.
E’ il 1888 l’anno a cui risale il primo documento in cui compare il termine Recioto. All’epoca i vini della Valle sono così classificati: Valpolicella, Valpolicella Superiore, di monte e di collina, e Recchiotto.
Nei primi decenni del ‘900 la filossera si diffonde nella quasi totalità dei vigneti della Valpolicella e anche qui solo l’innesto della vitis vinifera su vite americana consentirà di sconfiggere il parassita. All’anno 1936 si fa risalire la nascita del nome Amarone nelle cantine di Villa Mosconi- Bertani e con il secondo dopoguerra si vede il risorgere della vitivinicoltura della Valpolicella con il nascere e l’affermarsi di aziende prestigiose che iniziano a esportare nel mondo.

Zona di produzione

La zona di produzione della denominazione di origine controllata e garantita “Valpolicella” comprende in tutto o in parte i territori dei Comuni di:
Marano, Fumane, Negrar, Sant’Ambrogio, S. Pietro in Cariano, Dolcè, Verona, S. Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane, Tregnago, Illasi, Colognola ai Colli, Cazzano di Tramigna, Grezzana, Pescantina, Cerro Veronese, S. Mauro di Saline e Montecchia di Crosara

Terreni

La particolare geologia che ha caratterizzato tutte le formazioni vallive che solcano a forma di ventaglio i Lessini, con andamento Nord-Sud, ha permesso il formarsi di diverse tipologie di terreno:

  • Terreni rossi e bruni
  • Terreni argillosi, rossi
  • Terreni bruni, argillosi
  • Terreni rossi, compatti
  • Terreni biancastri molto calcarei (quelli di Mezzane e Marcellise)

Vitigni

I vitigni autoctoni, regolamentati dai disciplinari di produzione sin dal 1968.

  • Corvina veronese: si caratterizza per una buona vigoria con una produzione media e non sempre costante. Un vitigno adatto ai terreni più leggeri e meglio esposti. Consente di ottenere vini di colore rosso rubino più o meno intenso, con sapore acidulo un po’ tannico, mediamente corposo e abbastanza duraturo. Bene si presta anche per l’appassimento.
  • Corvina grossa: varietà generosa, con grappoli e acini abbastanza grandi, di buona rusticità, in grado di fornire ottimi risultati produttivi, soprattutto se coltivato in collina su terreno magri e ben esposti. Permette di ottenere vini di colore rosso rubino, con profumi intensi, fruttati, a volte speziati e con buona corposità e tannicità. Molto adatto all’appassimento.
  • Rondinella: vitigno molto rustico, generoso, adatto ai terreni più argillosi e meno esposti; gemme basali di media fertilità. Si adatta perfettamente anche per l’appassimento, in particolare dai vigneti collinari più magri.
  • Molinara: è un uva autoctona, ma non più tra quelle obbligatorie, perché la sua produzione è più adatta a vini semplici. Il vino che si ottiene è di scarso colore.
  • Altre uve autoctone minori: Dindarella, Oseleta, Negrara, Rossignola, Forsellina.
  • Ammesse in quantità limitata: Cabernet Sauvignon, Teroldego e Merlot.

Per maggiori informazioni visita il sito del Consorzio Valpolicella