Dal libro “I SUOLI”
“Il Piacere di conoscere” di Fabio Piccoli
Quando Marinella Camerani mi disse che aveva intenzione di iniziare lo studio di zonazione della sua azienda non mi meravigliai più di tanto. Conoscevo Marinella da poco tempo, ma quel tanto che mi bastava per averne conosciuto la passione e la determinazione (lei parlerebbe senza mezze misure, come è nel suo carattere, di vera e propria cocciutaggine). Mi limitai a dirle che si trattava di un lavoro molto lungo e complesso e che per questa ragione erano pochissime le aziende che intraprendevano una strada di questo tipo. E sicuramente nessuna che avesse solo quindici ettari di vigneto. Di zonazioni aziendali, infatti, fino ad oggi ne sono state realizzate pochissime. Normalmente, questi studi hanno coinvolto grandi aree, denominazioni nel loro complesso. Non solo, nella maggioranza dei casi si è trattato di macrozonazioni, cioè di valutazioni su larga scala del rapporto tra terroir e le tipologie del vino. Lo studio di Corte Sant’Alda, invece si propone di essere una microzonazione, cioè, una valutazione del ruolo delle variabili di funzionamento del sistema vite-territorio.
Queste variabili esercitano un’azione diretta sulla composizione chimica fine dell’uva (precocità, equilibrio idrico, rapporto vegeto-produttivo, ecc). Sempre queste variabili sono fortemente condizionate dalla natura del terroir e variano molto nel corso dell’annata (variazioni termiche e idriche). In sostanza le microzonazioni consentono di valutare in maniera molto concreta il rapporto tra ambiente nel suo complesso e in tutte le sue variabili e la caratterizzazione dei vini.
Ma cosa è che ha spinto Marinella Camerani ha intraprendere il lungo cammino dello studio di zonazione della sua azienda?
È una domanda che mi sono posto subito e che in qualche modo potrebbe essere estesa a tutte le aziende vitivinicole italiane, anche quelle piccole, che magari stanno pensando di conoscere meglio la propria realtà.
Parlando con Marinella ho scoperto, con soddisfazione, che il primo motivo che l’ha portata ad approfondire la conoscenza della sua azienda è stato il piacere. Potrebbe sembrare una cosa strana, quasi anomala. I più, infatti, credo pensino che una zonazione aziendale la si faccia innanzitutto per avere strumenti adeguati per le scelte in vigneto, acquisire informazioni utili per migliorare i propri vini. E invece, per Marinella, questi aspetti vengono dopo. Prima di tutto viene la conoscenza per il puro piacere di sapere. E’ stato un vero gusto guardarla mentre si entusiasmava davanti alla foto di un profilo dei suoi terreni o mentre leggeva gli andamenti meteorologici dell’annata. Sembrava che leggendo i risultati del lavoro a volte trovasse conferme a certe sue intuizioni. Quei pensieri che solo i produttori hanno per il rapporto diretto, quasi carnale, che instaurano con la terra e le piante.
Potrebbe sembrare un’immagine retorica a chi dialoga poco con i vitivinicoltori. Ma per coloro che, come me, da anni beneficiano di questi rapporti scoprire che molto spesso le intuizioni dei produttori trovano conferma nelle indagini scientifiche non può essere una sorpresa. Non mi ha sorpreso, quindi, che alla base della scelta di Marinella vi fosse il desiderio del conoscere quasi fosse un bisogno primario. Come pure non mi meraviglierei se alla fine, dopo tutte le informazioni acquisite, Marinella continuasse per la sua strada senza farsi condizionare troppo dai risultati della “scienza”.