anna-corso-vino

«La conoscenza è un processo di costruzione continua» Jean Piaget

Tempo fa abbiamo avuto in visita a Corte Sant’Alda una trentina di studenti dell’Istituto Alberghiero di Bassano del Grappa. E’ una visita organizzata ogni anno da un’insegnante amica, che partendo dal programma di studio dedicato al servizio in sala, con grande entusiasmo, porta i ragazzi nella nostra cantina, per mostrare loro un’azienda agricola, costringendoli amabilmente a scendere dal pullman in piazza a Mezzane di Sotto per poi scarpinare fino a Fioi, su una strada sterrata e ripida.
Premetto che non mi era mai capitato di parlare di vino ad un pubblico minorenni, di 16-17 anni, e la cosa mi metteva alquanto in crisi. Alla visita non sarebbe certo seguito il momento della degustazione. Li aspettavano succhi di frutta, panini e acqua.
E’ stata una splendida sorpresa, non tanto per l’allegria che i ragazzi hanno mostrato nel conquistarsi la cantina a piedi, ma soprattutto per l’ondata di domande che sono arrivate durante la visita, su come si fa il vino e su come si “deve degustare” in maniera professionale. Il gruppo era alquanto eterogeneo, con provenienze che includevano India, Africa e Romania. Alla loro curiosità e intelligenza, si sommava una comprensibile insicurezza e soprattutto emergeva l’inevitabile dubbio “Ma sarò in grado di degustare?” Perché i sommelier trovano tutti quei profumi nei vini? Bisogna essere dotati?”
Riprendo le bellissime parole tratte da Il piacere del vino di Slow Food: “Degustare un cibo o un vino significa innanzitutto utilizzare pienamente i nostri organi di senso in modo libero, attento, senza condizionamenti: riscopriamo, dunque, l’universo sensoriale.”
L’arte dell’assaggio si allena, la capacità di esprimere sensazioni si costruisce, si cerca, si affina. Una cosa non riesco ad accettare, che le persone, e spesso accade, si intimidiscano di fronte agli “esperti del vino” e traggano l’errata conclusione di non essere mai abbastanza bravi a degustare. Nell’avvicinare timidamente il proprio bicchiere al naso, mi sento dire “come si fa? io non sento niente”. Non è vero, è che l’evoluzione ha atrofizzato i nostri sensi, perché tutti possediamo i neuroni olfattivi, la differenza sta nell’ascolto consapevole, nell’allenarli e nel coltivare la nostra memoria sensoriale. Faccio sempre l’esempio di una corso di degustazione a cui partecipai a Londra, con studenti di diverse nazionalità e culture. Quando un francese commentò il profumo di un vino paragonandolo a quello di French peas (una ricetta francese per i piselli) l’australiano si alzò di scatto dicendo “Not fair!” non è giusto! Lui non sapeva di cosa stava parlando. Plausibile.

Le nostre sensazioni possono tramutarsi in parole, che non devono essere necessariamente quelle utilizzate dagli esperti. Bastano le nostre.

Poi non dimentichiamo lo scopo primario, il vino è piacere, è convivialità, è condivisione.

Anna Caprini

Comments are closed.